Chieti. Si è costituito a Chieti un Comitato civico in difesa della sanità e dell’ospedale clinicizzato ”Santissima Annunziata” che, come si legge in una nota del Comitato, ”corre grossi rischi di indebolimento e depauperamento a beneficio di altri territori e a discapito dei cittadini utenti dei servizi sanitari”. Il Comitato, del quale fanno parte anche alcuni medici, evidenzia come la individuazione di un Dea di secondo livello sia diventato ”il centro di tutti i problemi sanitari”. ”In base ai parametri fissati dal Decreto Ministeriale 70 del 2015 e dai conseguenti decreti commissariali regionali né l’ospedale di Chieti e né quello di Pescara ha da solo il requisito per diventare un Dea di secondo livello – si legge ancora nella nota. Al momento si è assistito a richieste ed azioni unilaterali di rafforzamento del presidio pescarese, con la logica conseguenza che se passasse un piano del genere, ne usciremmo tutti sconfitti: amministratori, politici operatori della sanità, i cittadini. A volte le battaglie di campanile che inizialmente sembrano vincenti, alla fine indeboliscono tutti e non rafforzano nessuno.
Noi pensiamo – prosegue la nota – che vanno sviluppate con responsabilità, capacità e forza azioni sinergiche a beneficio di tutti all’interno della Regione. Il Comitato vuole informare i cittadini sui pericoli che si corrono, vuole coinvolgerli in una sfida difficile ma gratificante per il bene sanitario comune e condividere obiettivi e una programmazione per creare le condizioni di una vera integrazione tra gli ospedali delle due città, al fine di aumentare i livelli di assistenza che sono il vero motivo di identificazione, caratterizzazione e realizzazione di un Dea di secondo livello tra gli ospedali di Chieti e Pescara”. Il Comitato chiede al presidente della Regione Luciano D’Alfonso e all’assessore alla sanità Silvio Paolucci ”di definire ruoli, competenze e denominazione dei presidi di Chieti e di Pescara in una ottica di reale integrazione, con senso di responsabilità verso tutti i cittadini dell’area metropolitana. Conflittualità e contrapposizione sanitarie tra due città – conclude la nota – e il Comitato – non giova al sistema, che crea uno squilibrio assistenziale che non potrà mai essere giustificato”.