È un duro attacco quello sferrato dal Vicepresidente della Commissione Sanità in quota M5S Francesco Taglieri, che prosegue: “Per mesi abbiamo denunciato la disorganizzazione in cui si è trovata la Asl 02, e in generale tutta la sanità abruzzese, nella gestione della fase più grave della pandemia. La mia prima richiesta di informazioni alla Giunta regionale è arrivata a gennaio, quando il Covid sembrava essere uno spauracchio circoscritto a zone molto lontane dall’Italia e dall’Europa. La risposta che mi venne data era che tutto fosse efficiente e che la macchina sanitaria regionale fosse pronta ad agire di conseguenze. Alla luce dei fatti, però, le cose sono andate in modo molto diverso. Basti pensare a ciò che è avvenuto nel territorio della provincia di Chieti. Abbiamo letto disposizioni dell’Azienda ospedaliera che, nonostante l’acutizzarsi del virus, non facevano menzione né a misure di contenimento del contagio per gli operatori, né a qualsiasi sorveglianza sanitaria. Il piano di organizzazione territoriale poi è stato più volte modificato a causa delle continue positività che emergevano anche in strutture che non sarebbero dovute essere intaccate dai casi Covid. Tuttavia, se almeno in un primo momento potevano esserci attenuanti, le disfunzioni non hanno avuto rallentamenti col passare delle settimane, e gli unici a rischiare di subirne le conseguenze sono stati i lavoratori rimasti in corsia senza mai risparmiarsi, non i dirigenti che a mio avviso non sono stati in grado di creare una macchina organizzativa funzionante. E adesso che è arrivato il momento di riconoscerne le premialità per lo straordinario lavoro portato a termine, la Asl sembra addirittura voltare le spalle al lavoratori”.
È un duro attacco quello sferrato dal Vicepresidente della Commissione Sanità in quota M5S Francesco Taglieri, che prosegue: “Per mesi abbiamo denunciato la disorganizzazione in cui si è trovata la Asl 02, e in generale tutta la sanità abruzzese, nella gestione della fase più grave della pandemia. La mia prima richiesta di informazioni alla Giunta regionale è arrivata a gennaio, quando il Covid sembrava essere uno spauracchio circoscritto a zone molto lontane dall’Italia e dall’Europa. La risposta che mi venne data era che tutto fosse efficiente e che la macchina sanitaria regionale fosse pronta ad agire di conseguenze. Alla luce dei fatti, però, le cose sono andate in modo molto diverso. Basti pensare a ciò che è avvenuto nel territorio della provincia di Chieti. Abbiamo letto disposizioni dell’Azienda ospedaliera che, nonostante l’acutizzarsi del virus, non facevano menzione né a misure di contenimento del contagio per gli operatori, né a qualsiasi sorveglianza sanitaria. Il piano di organizzazione territoriale poi è stato più volte modificato a causa delle continue positività che emergevano anche in strutture che non sarebbero dovute essere intaccate dai casi Covid. Tuttavia, se almeno in un primo momento potevano esserci attenuanti, le disfunzioni non hanno avuto rallentamenti col passare delle settimane, e gli unici a rischiare di subirne le conseguenze sono stati i lavoratori rimasti in corsia senza mai risparmiarsi, non i dirigenti che a mio avviso non sono stati in grado di creare una macchina organizzativa funzionante. E adesso che è arrivato il momento di riconoscerne le premialità per lo straordinario lavoro portato a termine, la Asl sembra addirittura voltare le spalle al lavoratori”.