Teramo. L’esplosione della scuola materna di Piano D’Accio di Teramo si sarebbe potuta evitare se fossero stati messi in atto tutto i dovuti accorgimenti manutentivi. È quanto affermato dall’ingegner Francesco Milia, consulente della Procura, nel corso delle seconda udienza per il processo per disastro colposo in cui sono imputati l’ex presidente della Cpl Concordia Roberto Casari, Daniele Spiaggiari, consigliere di amministrazione di Cpl, il direttore di area tecnica Alfredo Lupi, il responsabile della commessa Walter Lucidi e il preposto di cantiere Massimo Lancia, tutti accusati in base ai diversi ruoli e funzioni, di non aver garantito il rispetto delle norme di sicurezza nel vano caldaia. Nel corso dell’udienza Milia ha risposto anche in merito alle dimensioni della griglia di aereazione, sottolineando che se anche fosse stata di dimensioni maggiori non avrebbe evitato l’esplosione che però, in quel caso, avrebbe avuto conseguenze minori. È stato ascoltato anche un dirigente del Comune, che ha sottolineato come determinati lavori di manutenzione spettassero proprio alla ditta appaltatrice. L’esplosione avvenne il 3 ottobre del 2013, appena due ore dopo l’uscita da scuola dei 34 bambini che frequentavano la scuola. Esplosione causata, per la Procura, da tutta una serie di carenze a livello di sicurezza che, a fronte di una fuga di gas dovuta, molto probabilmente, alla rottura di un riduttore di pressione, non avrebbero consentito al metano di uscire all’esterno, con il vano caldaia che si sarebbe saturato in brevissimo tempo. A quel punto la fiammella del boiler, a camera aperta e non a camera stagna, secondo i periti del’accusa, avrebbe funzionato da innesco.