L’Aquila. Si è scatenato un vero e proprio botta e risposta sui social tra il senatore Luciano D’Alfonso e Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, in merito ai temi caldi dei fondi europei, decreto rilancio e realizzazione delle opere per il territorio abruzzese. Dopo una serie di “provocazioni” il senatore D’Alfonso ha infatti deciso di “sfidare” il governatore sull’esatta interpretazione degli articoli 241 e 242 del Decreto Rilancio davanti a un giurì d’onore formato da personalità nazionali e regionali.
“Senatore D’Alfonso, si vergogni”, ha scritto il governatore di Fratelli d’Italia in una lettera aperta al senatore abruzzese, “da settimane il suo partito conduce una dissennata campagna contro l’accordo firmato con il ministro Provenzano per la riprogrammazione dei fondi europei e nazionali. Accordo ‘garantito’ dal Ministro degli Affari europei, Amendola. Entrambi autorevoli esponenti del suo stesso partito e del Governo nazionale che lei sostiene. Ai suoi colleghi di partito, consiglieri regionali, ho già risposto con conferenze stampa e con una lettera pubblicata dal quotidiano Il Centro, a cui rimando per le questioni di merito, che confermo integralmente; ma lei, a maggior ragione, non si può permettere di cavalcare questa campagna perché è parlamentare e, in quanto tale, ha sostenuto e votato il Decreto Rilancio, con gli articoli 241 e 242 sulla base dei quali questo accordo è stato fatto. Accordo sollecitato e voluto dal Governo, che peraltro non ha dato alle Regioni alcuna alternativa. Applico una legge da lei votata, utilizzando l’unico strumento offertomi dalla maggioranza di cui fa parte, in pieno accordo con i ministri del suo stesso partito… e si permette pure di protestare, invadere le testate giornalistiche, incitare la rivolta dei sindaci (che sono più seri di lei…), scomodare persino (chissà perché, poi?) Enzo Scotti?!. Se veramente voleva fare qualcosa di concreto”, incalza Marsilio, “poteva impegnarsi in parlamento per dare alle Regioni risorse dirette, attingendo agli oltre cento miliardi di scostamento di bilancio che lo Stato ha chiesto e ottenuto dal parlamento. Nulla di tutto questo è avvenuto: le Regioni stanno ancora discutendo col Governo per vedere almeno riconosciuti i fondi delle mancate entrate e delle maggiori spese sostenute, senza le quali inevitabilmente ci troveremmo ad affrontare dolorosi buchi di bilancio e tagli dei servizi. Persino sulle spese per la gestione dell’emergenza siamo ancora in attesa che il Commissario Arcuri le risarcisca. Se vuole rendersi utile all’Abruzzo, si impegni su questo, invece di raccontare bufale. Posso capire che possa risultarle difficile ammettere con onestà intellettuale che il sottoscritto ha salvato centinata di milioni di opere del Masterplan, che come lei sa e finge di non sapere, grazie a un’altra legge approvata dal parlamento, il Decreto Crescita, il ministro Provenzano avrebbe avuto il diritto e persino il dovere di tagliare. Sono le Regioni che hanno difeso le opere previste nel fondo Sviluppo e Coesione e costretto il ministro a cambiare idea, dopo tre mesi di serrata trattativa, individuando alla fine una soluzione virtuosa che ha messo in sicurezza l’esecuzione e il finanziamento delle opere senza alcun ritardo, soprattutto nel caso dell’Abruzzo che ha previsto il mantenimento dei fondi necessari all’avanzamento delle progettazioni e alla messa in gara delle opere. Con reciproca soddisfazione del ministro Provenzano e del sottoscritto.
Opere che quindi, lo ribadiamo un’altra volta, non subiranno alcun ritardo e andranno in gara esattamente negli stessi tempi in cui lo avrebbero fatto senza questa riprogrammazione, con il ritardo che la sua amministrazione aveva colpevolmente accumulato. È una bugia colossale insinuare il contrario e cercare di scaricare su altri responsabilità proprie, così come è riprovevole che lei fomenti i sindaci affinché si avventurino in irresponsabili ricorsi al Tar per bloccare questa operazione: l’unico effetto sarebbe quello di sottrarre all’Abruzzo oltre cento milioni di euro disponibili per la copertura delle leggi regionali che consentiranno di finanziare i bandi per il fondo perduto, per le imprese, per il credito, per le famiglie, i vari bonus, contributi, ristori economici alle zone rosse, le tante provvidenze che abbiamo deliberato”.
“Diciamo le cose come stanno: il ministro Provenzano avrebbe potuto definanziare le opere in ritardo e utilizzare quei fondi per il Covid. Le Regioni hanno reagito, ottenendo grazie a questo accordo di rifinanziare le opere sul prossimo ciclo e di portarle avanti, lo ripeto ancora una volta, senza ritardi. Il Governo prende i soldi subito e ci paga la cassa integrazione e il fondo centrale di garanzia, la Regione mantiene comunque le opere da fare, limitandosi a offrire solo la disponibilità di cassa immediata al Governo, che ci restituirà i soldi una volta rendicontati. Nessuno perde nulla e si avanti”, continua Marsilio, “è tutto molto semplice, ma posso comprendere, anche se non la giustifico, il tentativo puerile e spregiudicato con cui cerca di disconoscere al sottoscritto e alle Regioni in senso lato il merito di aver salvato queste opere. Devo riconoscere al Movimento 5 Stelle, e lo faccio pubblicamente, di aver mostrato maggiore onestà intellettuale, coerenza politica e senso della posizione, nell’esaltare il ruolo del Governo in questa trattativa e difeso il merito considerandola, per l’appunto, una buona opportunità per non perdere le opere e per consentire di liberare anche risorse per il sostegno e il rilancio economico di cui il paese ha bisogno. Inscenare, invece, questa grottesca campagna, alimentare notizie false con una caparbietà degna di migliore causa, sperando che ripetere una bugia decine di volte possa servire a trasformarla in una verità, è un atteggiamento che mortifica il ruolo che riveste. Queste opere rischiavano il taglio perché è lei che al termine del suo mandato, arrivati ormai alla fine della programmazione di un ciclo di sette anni (2014/2020), all’inizio del 2019 ci ha consegnato in eredità un Masterplan che aveva registrato come stato di avanzamento della spesa reale meno del 2% dei fondi stanziati. Una situazione totalmente bloccata.
Piuttosto che riconoscere le sue responsabilità, rilancia raccontando la favola, perché di favola si tratta, di aver portato 2 miliardi e 800 milioni di euro all’Abruzzo, una affermazione che rasenta la mitomania. Quei soldi, infatti, sarebbero arrivati chiunque fosse stato il Presidente della Regione. È ora che la finisca con questa continua, mistificante e autoreferenziale millanteria che la rappresenta come il mago che ha estratto dal cappello miliardi per l’Abruzzo, perché quei soldi – su cui esercita un’appropriazione indebita di merito – fanno normalmente e regolarmente parte delle programmazioni e della distribuzione di risorse da parte sia dell’Europa che dello Stato verso le Regioni, secondo un algoritmo che lei non ha cambiato né in meglio né in peggio. Semplicemente, era lei che governava nel momento in cui si sono distribuiti i fondi del nuovo ciclo di programmazione dei Fondi, sia europei che statali. A lei spettava solo il compito di decidere come spenderli, di fare un programma di opere che funzionasse e che andasse avanti e in questo lei – glielo dico con estrema franchezza – ha fallito completamente. Il ciclo di programmazione è iniziato nel 2014 e la firma del Masterplan è stata annunciata con gli abituali toni trionfalistici solo a metà del 2016 ed è stato fatto talmente male (e gestito talmente peggio) che avrebbe permesso al Governo di toglierci legittimamente due o trecento milioni di euro in opere che non si sarebbero fatte nei tempi stabiliti. Abbiamo risolto noi questo problema. Alla fine del suo mandato la Regione era “maglia nera” nella spesa dei fondi europei, ultima tra le Regioni. Sulla sanità, poi, ci ha lasciato con una rete ospedaliera non approvata e con fondi per l’edilizia sanitaria fermi al ministero per oltre 200 milioni. Una cosa è certa”, conclude, “lei ha ritenuto di non sottoporsi al giudizio dei cittadini, cogliendo l’opportunità offerta dalle scorse elezioni politiche, per abbandonare la nave che affondava e approdare in parlamento; la sua coalizione, alle elezioni regionali, si è fermata al 30%. Prima di salire in cattedra, si interroghi su quanta sua responsabilità c’è in quel magro risultato”.
Non si è fatta attendere la risposta del senatore D’Alfonso che, sempre sui social, ha chiesto un confronto aperto al governatore di Fratelli d’Italia. “Un vecchio maestro nei miei anni verdi mi suggerì di prestare attenzione ai termini utilizzati da coloro che intendono attaccare qualcuno: in qualche modo le loro espressioni rivelano qualcosa di loro stessi”, ha scritto il senatore rispondendo a Marsilio. “Mi è tornato in mente questo consiglio, leggendo la lettera aperta che lei ha voluto indirizzarmi. “Senatore D’Alfonso, si vergogni” mi scrive subito dopo l’intestazione. È stata una cannonata, uno squarcio di luce. Mi ha chiarito una cosa di lei che non avevo mai bene inteso, un mistero che in qualche modo mi arrovellava. Come farà il Presidente Marsilio a essere sempre così soavemente indifferente e quieto, malgrado la mole delle questioni di cui dovrebbe occuparsi e alle quali dovrebbe fare guerra ogni giorno. Non avverte il senso della responsabilità della carica che gli sta sulle spalle? La mia domanda era tanto più viva poiché, come lei sa, mi è capitato di avere responsabilità di analoghe alle sue e so bene che pressione trasmetta ogni giorno la consapevolezza di dover rispondere di tutto quello che non va nell’ambito delle competenze affidate dalla legge e dal popolo”.
“Ma per questo avvertimento occorre una cultura della responsabilità, nella quale sia ben chiara l’idea della colpa individuale, anche di quella invisibile all’esterno”, ribatte D’Alfonso,”col suo incipit concitato, invece, lei mi ha fatto intendere che il suo campo di appartenenza è nella cultura della vergogna: come sa si tratta di un concetto tipico di un livello arcaico del consorzio civile, secondo il quale basta apparire eroici e virtuosi agli occhi altrui per sentirsi realmente tali, senza avvertire alcun rovello di responsabilità personali. Una spia ulteriore di questa visione del mondo, me la fornisce nella sua lettera con l’uso disinvolto della menzogna, che nella cultura della vergogna non è considerata grave di per sé, semmai il suo smascheramento può provocare il biasimo collettivo verso chi l’ha pronunciata. È una menzogna prospettare come un obbligo ai sensi di quanto previsto dagli articoli 241 e 242 del Decreto Rilancio, perché quegli articoli non parlano di necessità, ma di possibilità. E sono certo che non le sfugge la differenza tra le due fattispecie, considerato anche che lei è un senatore emerito e che quindi la produzione di norme è stato per anni il suo pane quotidiano. Proprio la sua antica appartenenza al Parlamento dovrebbe rivelarle l’enormità della seconda menzogna che mi contesta: quella di non essermi adoperato per portare risorse dirette alle Regioni in Senato. Il Parlamento, come lei stesso ricorda, ha consentito al Governo l’uso delle risorse necessarie anche a questo fine, e ora la partita è tutta nella contrattazione tra Governo e Regioni. Non vedo che ruolo avrei potuto svolgere in questo caso, a meno che lei Presidente non mi voglia conferire l’incarico a trattare per conto della Regione Abruzzo. Sino a che ne sono stato il Presidente l’ho fatto con qualche successo, se ha necessità che continui a occuparmene io al suo posto, lo farò molto volentieri. Bastano due righe scritte su un foglio che presenti l’idonea carta intestata. Sono certo che il necessario procedimento non le sfugge, ad ogni modo sono a disposizione. Ma la menzogna più colossale riguarda il fatto che le risorse del Masterplan siano arrivate grazie a un automatismo, a un mero riparto intervenuto senza alcun lavoro da parte di chi governava la Regione. Come ho già avuto modo di spiegare abbondantemente l’Abruzzo come regione in transizione sarebbe finita tra le realtà che accedono al riparto del 20% dei fondi per la Coesione, mentre con il nostro lavoro e la nostra capacità di rappresentanza politica e istituzionale abbiamo ottenuto che fosse inserita tra le regioni che concorrono all’80%. Oltre a essere falso, però, quanto mi contesta sembra rivelare nuovamente qualcosa di lei, della sua idea che sia del tutto inutile l’azione del vertice della Regione, poiché alla fine le cose succedono da sole, per un automatismo ben oliato che non richiede alcun affanno e che consente il diritto a serbare sempre capelli ben ordinati e vesti morbide. Sulla cronologia relativa le menzogne che scrive non conoscono misure: solo nel 2016, dopo una intensa attività di interlocuzione istituzionale nazionale e europea e di puntuale confronto locale sui progetti di investimento, sono state definite e quindi concesse le risorse ed è partito il cantiere di lavoro amministrativo per la loro realizzazione. Mi domando, piuttosto, cosa sia avvenuto nei 18 mesi del Governo Marsilio. Se fossero stati spesi senza tregua per portare avanti la realizzazione di quei progetti, la questione dello storno dei fondi loro destinati non si sarebbe neppure posta. Ma per realizzare le opere c’è bisogno di affanno vigile e di lavoro senza sosta. Consuetudini del tutto ignote a lei, caro Presidente Marsilio, nella sua fiducia piena che anche senza seminare si può sempre raccogliere, perché dopo tutto anche la vegetazione spontanea fa la sua parte e probabilmente è anche più sostenibile. Così “temporaneamente” le è possibile fermare quanto gli altri hanno avviato, mostrando anche irritazione se qualcuno osa farglielo notare.
Da parte mia confermo la disponibilità al confronto sull’opportunità di tornare indietro rispetto a questo errore che avete compiuto e anche a fornire idee alternative più utili per il futuro dell’Abruzzo, che resta la sola cosa che mi interessi nel muoverle i rilievi che le muovo. Non mi interessa, infatti, che lei si vergogni, ma che torni sui suoi passi per permettere alla nostra Regione di camminare su una strada più agevole e sicura. Per questo motivo non le chiedo di credere alle mie parole: confrontiamoci sulla esatta interpretazione degli articoli 241 e 242 del Decreto Rilancio davanti a un giurì d’onore a rilevanza tecnica formato da personalità nazionali e regionali. Vedremo chi meriterà gli appellativi che il Presidente Marsilio ha voluto indirizzare prima ai consiglieri regionali e da ultimo a me”.