L’Aquila. Un condominio senza ascensore o un autobus senza rampe sono veri ostacoli per un disabile, ma lo è ancor più l’emarginazione. E’ per questo che ieri, nella Giornata Europea dei Diritti delle Persone con Disabilità, al Palazzetto dei Nobili, una mostra fotografica del film “La mano nel cappello” della Comunità “XXIV luglio” ed un tavolo di discussione con istituzioni e cittadinanza hanno cercato di raccontare cosa significhi per un portatore di handicap vivere nella nostra comunità. Qualche dato ISTAT: i disabili in Italia sono 3,2 milioni e solo il 16% di essi lavora; il 50,2% delle persone con limitazioni funzionali di sei anni e più giudica scarse o insufficienti le risorse economiche della propria famiglia. Le donne sono maggiormente esposte a molestie sessuali e sfruttamenti di vario genere anche sul posto di lavoro. Per una persona con problemi di comunicazione accedere ad una struttura sanitaria significa spesso incontrare l’inadeguata formazione del personale. Stessa situazione nelle scuole. Fa notare il Coordinatore delle Associazioni dei Disabili dell’Aquila Massimo Prosperorocco: la disabilità non è semplice menomazione, ma è strettamente connessa all’ambiente sociale e culturale in cui si vive. La disabilità non è dipendenza se vengono offerte delle condizioni idonee ad una vita “normale”. Come affronta il capoluogo abruzzese questo problema? La città dell’Aquila, a detta dell’assessore alle Politiche Sociali Emanuela Di Giovambattista, spende ogni anno 3 milioni di euro per servizi essenziali (assistenza domiciliare e scolastica) e servizi di integrazione(come la concessione di un bonus ai ragazzi con handicap per la frequentazione di centri estivi con altri coetanei). L’assessore ha inoltre promesso un aumento della retta ai centri diurni che ospitano ragazzi con disabilità psichica. Anche la misura di unificazione degli sportelli sociale e sanitario adottata dalla Regione dovrebbe consentire l’erogazione di servizi e prestazioni maggiori ai diversamente abili. Il consigliere regionale Pierpaolo Petrucci ha auspicato inoltre la creazione di tavoli di lavoro per un confronto continuo, in risposta ai molti interventi di alcuni cittadini che chiedono dei provvedimenti forti da parte delle istituzioni su questo tema così delicato. Le difficoltà sono molte: tutti hanno potuto constatare ad esempio come i finanziamenti sul sociale siano molto sbilanciati a favore della costa. Tuttavia non ci sarà un vero cambiamento senza una nuova e più “moderna” mentalità da parte delle istituzioni e della comunità stessa. Come ha ammesso lo stesso sindaco Massimo Cialente, la disabilità “non è nella sensibilità di tutti nella vita di tutti i giorni”. Ed i fatti dimostrano proprio questo, da quanto afferma Massimo Prosperococco:“A parte alcune pacche sulle spalle, tutto è rimasto uguale.” Eppure il terremoto potrebbe essere un’occasione per ripensare il modello del capoluogo, ricostruendo una città a misura davvero di tutti: anche di coloro che vengono distrattamente etichettati come disabili, ma che troppo spesso dimentichiamo essere persone. Come noi. Diego Renzi